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Channel: Fabio Mora
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I regali e la crisi

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Oggi è l’ultimo giorno e poi si parte. Tutti quanti. Per andare dove non si sa, ma comunque non ci sarà più tempo. Passata la mezzanotte del 24 la frenesia diventa inutile. Natale è arrivato e i conti sono fatti. Tutto chiuso, stop.

Ma per adesso c’è ancora qualche ora per correre a fare tutte quelle cose che si fanno di questi giorni. Come finire la spesa per il pranzo, andare a prendere il vino buono, mandare le mail con gli auguri, telefonare a quell’amico che non sentite da mesi, fare pacchetti su pacchetti. Forse sarà qualche profezia di troppo, ma sembra che se non si riesca a fare tutto entro quella data lì sia la fine.

Compreso comperare gli ultimi regali. O forse no. Perché c’è la crisi quest’anno, e allora niente regali e niente letterine. Tutti avvisati. No, non solo per quello, a dir la verità. É che francamente mi sono un po’ stufato di questa retorica che torna tutti gli anni. Poi un regalo se non è sentito, non ha il valore giusto. E invece la maggior parte delle volte sento solo le tasche che si svuotano mentre il mio zaino che si riempie di pensieri arruffati e inutili. E perché poi? Forse è perché lo fanno tutti, forse è per un sorriso, o per non sentirsi meno. Non riesco a darmi una risposta che mi convinca. Una tradizione che in più è diventata un’abitudine. Le abitudini riescono a schiacciare alti e bassi, qualunque sia il motivo o l’intensità dell’emozione. Penso che se una cosa non funziona più come deve, si fa troppa fatica per tenerla assieme, è meglio fare come si fa nei rapporti di coppia, e lasciarla andare. Il resto, la questione che è difficile trovare un regalo che serva e che ormai tutti hanno tutto perché se serve una cosa la si compra, il resto ve lo risparmio. Poi per carità, sono sicuro che qualche regalo desiderato, atteso, bello e misurato con il cuore, ce l’abbiano tutti. Però io ho una gran difficoltà a incastrare questa cosa in tutti, e ho pensato di provare a fare diversamente.

Non parlo di riciclare i regali. Riciclare è anche peggio di comprare la prima cosa che capita, serve solo a noi, ti liberi da un impiccio e lo rifili a qualcun altro. Parlo di una cosa diversa. Voglio prendere qualcosa che già ho da qualche parte e renderlo di nuovo utile. Roba che magari nessuno vede da un sacco di anni, da meraviglia solo per averla ritrovata nella memoria, e che fa ritrovare la memoria di quel tempo in cui si usava. Piena di polvere forse. Oggetti che stanno in cantina, in garage, sul fondo di un cassetto, che un amico non usa più, che sono rotti e non si possono usare. Così mi sono dato da fare.

Ho scoperto che mio nonno poco tempo fa doveva sistemare la lavatrice, ma ci ha rinunciato perché non trovava gli attrezzi, che erano troppo in disordine e alla fine ha chiamato il tecnico. Ho guardato in garage, riordinato tutti gli attrezzi, li ho puliti, legati assieme e messi ciascuno nel suo astuccio, poi in una cassetta di metallo riverniciata. Invece un pomeriggio che mamma non c’era ho aperto il suo armadio dei vestiti ed ho cercato qualcosa di bello che non le ho mai visto indossare. Ho trovato un maglione rosso di lana a cui mancavano due bottoni, li ho ricuciti ed è come nuovo. Papà invece riceverà un navigatore per l’auto, che quello che aveva si è rotto. Ma mi sono ricordato che ne avevo uno in un armadietto, senza batterie e cavo, così li ho comprati su eBay, ho caricato le mappe ed è tornato come nuovo. Così, tutto questo, pulito, aggiustato, lucidato, impacchettato, pronto per essere scartato con un’attesa diversa. Onestamente sono un po’ curioso di vedere cosa succede, cosa viene dopo, se funziona oppure no.

La verità è che forse c’è qualcosa di più che un semplice oggetto vecchio pulito e impacchettato. Per trovarlo serve prima fermarsi, poi pensare a quello che serve e non serve, a noi, ma anche agli altri. Significa prendere qualcosa e guardarla da fuori. Cercare che cosa è rimasto senza mentire a se stessi, perché magari quella cosa lì una storia ce l’ha e ne porta tutti i segni addosso. Ma possiamo decidere di metterci mano e fare tutto il possibile per rimetterla assieme. É una vita nuova con una storia nuova, e perché no, forse migliore di quella precedente. E a me piace pensare che sia proprio quello che dovremmo fare con noi stessi ogni tanto. Di bello a Natale c’è che si può rimandare quasi tutto a dopo, che spesso equivale a scappare per poi tornare e ritrovare i problemi di prima. E mi sembra sia il momento giusto per farlo perché sta volta voglio essere preparato. Penso che anche io mi guarderò da fuori, per cercare di capire chi sono ancora meglio di prima. E forse questo avrà a che fare con il fallimento, che nella nostra cultura significa essere messi da parte. Il fallimento in realtà non è una cosa negativa, ma una strada sicura per capire chi siamo, cosa possiamo e cosa piace fare. Ho imparato che aspettare che qualcuno ci dica chi siamo, che si prenda questa responsabilità, non accadrà mai. Che la mia vita non poi è tanto speciale ed ogni tanto qualche cosa va inventato. Quando sembra che nulla possa cambiare, che le giornate siano sempre uguali. Sono io, voglio far accadere qualcosa che a volte cambia la prospettiva, oppure la ribalta, o ancora fa cambiare vita.

Intanto i regali li ho pronti, li ho puliti bene, quasi. Quasi perché la cosa più difficile più di tutte è stato cercare di lavare via i segni del tempo. E non so se sia giusto o sbagliato, vero o falso. Ma forse non ha alcuna importanza giudicare che se lo sia o no. Tanto i segni del tempo non vanno via. In bocca al lupo a tutti quelli che ci vogliono provare.

Fabio


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